Settimana n. 14: Energia e Agricoltura

Settimana n. 14: Energia e Agricoltura

Può piacere o meno, si può essere più o meno d’accordo, ma diventare produttori d’energia e incrementare le produzioni agricole sono due traiettorie indispensabili.

Per la sopravvivenza.

Car* Tutt*,

come argutamente sottolineava un amico imprenditore, è tale la richiesta del mercato per energia e per i prodotti della terra che è più importante concentrarsi sulla produzione che sulla commercializzazione.

Gli assetti geo politici internazionali fanno il resto da soli.

Anche perché il fabbisogno continuerà a crescere.

Sarebbe il primo vero gesto di indipendenza e gestione dell’autodeterminazione di un popolo.

L’Agenzia Internazionale dell’Energia pubblica ciclicamente il proprio rapporto sugli scenari energetici mondiali, idem l’Organizzazione dei Paesi Produttori e Esportatori di Petrolio per quelli su oil and gas. Dai loro documenti emergono elementi fondanti per capire il futuro delle risorse energetiche, alla luce dei cambiamenti che interessano il settore.

Sarebbe importante che i decisori politici conoscessero bene tra gli altri anche questi rapporti prima di stendere regolamenti e fare decretazione d’urgenza.

In un mondo in cui si dà per scontata l’abbondanza di energia, 850 milioni di persone non hanno ancora accesso all’elettricità. La maggioranza di queste vive in Africa, la cui popolazione nei vari scenari supererà nel 2040 i due miliardi. L’incremento della domanda di energia dell’Africa al 2040 sarà superiore a quello della Cina. Il continente africano pur avendo enormi potenzialità per le fonti rinnovabili ha una capacità installata di 5 gigawatt, meno dell’1% di quella globale ricavabile da tali fonti. Per i prossimi decenni l’Africa sarà al centro della scena mondiale tra grandi sfide e altrettante potenzialità per la lotta al cambiamento climatico.

La verità, ad oggi, è che non esiste una singola opzione per arrivare a un modello di sviluppo più sostenibile e per raggiungere gli obiettivi di Parigi. Per conseguire le necessarie riduzioni delle emissioni dovremo quindi utilizzare un portafoglio di opzioni da perseguire in parallelo.

Le rinnovabili avranno un ruolo importante, ma non possono essere l’unico strumento.

Ciò non toglie che come CIV e come territorio dobbiamo essere un soggetto attivo e non passivo soprattutto in relazione a questa partita così importante.

E bisogna che gli imprenditori del primario, la più popolosa espressione produttiva del Medio Campidano, sfruttino al meglio le possibilità derivanti da settore energetico per finalmente coltivare al meglio più terre possibili, aggredendo le materie prime di cui c’è un enorme fabbisogno, in crescita vertiginosa.

Serve grano, ad esempio, e fin dalle elementari ci sentiamo ripetere che eravamo il granaio dell’impero romano.

Sempre stando in tema di trasformazione tecnologica e digitale delle imprese segnaliamo l’opportunità offerta dal MISE sotto forma di credito d’imposta:

https://www.mise.gov.it/index.php/it/incentivi/impresa/credito-d-imposta-beni-strumentali

Chiudiamo con un pensiero (forse) semplice.

Quando le scorse settimane gli operatori (che ancora ringraziamo) sono riusciti a domare l’incendio, sentivo qualcuno subito dire che sarebbe opportuno utilizzare la tecnologia - dalla sensoristica in su - al fine di tutelare i territori. Questo mi ha fatto tanto riflettere perché ho pensato al come mai, subito dopo i danni, si pensi solo ad adottare tot di tecnologia, tanto al chilo, come se fosse bastevole, senza neanche pensare che la tutela del territorio si deve basare sulla prevenzione, come per la fisiologia umana. Cioè, senza negare il valore delle varie tecnologie di campo per monitorare e migliorare la vita nei campi e la salute dei terreni (e quindi dei prodotti), è importante la coltura dei boschi e dei campi quale primo gesto di presidio dell’ambiente e di tutela della salute pubblica.

Non vorrei dovessimo raccogliere rifiuti bruciati nei boschi di Villacidro o nei dintorni. Sarebbe una sconfitta di un popolo.

L’ennesima.

Come sempre disponibile al dialogo.

Un sorriso, Nicola

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