Cosa accadrà: la capacità di aprire le finestre e far entrare aria fresca

Cosa accadrà: la capacità di aprire le finestre e far entrare aria fresca

Car* Tutt*,

nella penultima comunicazione settimanale prima della pausa estiva (dal 12 al 26 agosto ci sarà il periodo di chiusura degli uffici consortili), volevamo condividere alcune riflessioni sempre legate all’indomita volontà di cambiamento che caratterizza questo mandato.

1. Città intelligenti.

Sono nove le città italiane, 8 al nord ed una al centro, niente al sud e nelle isole chissà perché, scelte dalla Commissione europea per diventare, entro il 2030, città intelligenti a impatto climatico zero. Il progetto rientra nell’ambito di una delle cinque missioni prioritarie individuate dal Piano Strategico di Horizon Europe, il programma di ricerca e innovazione dell’Ue per il periodo 2021-2027. Le aree urbane ospitano il 75 % della popolazione dell’Unione e, sempre a livello mondiale, consumano oltre il 65% dell’energia disponibile, causando oltre il 70 % delle emissioni di CO2. Da qui il focus.

Quelle selezionate dovranno agire come luoghi di sperimentazione e innovazione.

C’è sempre bisogno di pionieri, vero, ma cosa ci vieta come territorio e/o come isola di sperimentare al di là dell’essere selezionati nell’ambito di una competizione europea?

In fondo tutta la Sardegna vale quanto uno dei quartieri di una delle aree urbane scelte, la 131 è un ascensore ed i device hanno chiuso il cerchio pur in assenza di un’infrastruttura digitale endemica.

2. Il futuro dell’energia.

Quali saranno le direttrici lungo le quali si muoverà la transizione energetica?

Il primo step è rendere tutta l’elettricità verde e portarla dall’attuale 20% al più robusto 50%. Il secondo step, da compiere in parallelo, è trovare molecole verdi che possano sostituire petrolio, carbone e gas in tutte quelle applicazioni che non sono direttamente elettrificabili. In parte idrogeno ed in parte biomolecole, quindi biometano e biocombustibili, in pole position. In più, dovremo catturare grandi quantità di anidride carbonica nell’aria e stoccarle.

Che effetti avrà tutto questo in termini di competenze richieste dal mercato del lavoro?

Che percorsi attendono chi è già nel settore? E i giovani che intraprendono gli studi superiori? 50 milioni di posti di lavoro si andranno a creare sicuramente.

E noi come territorio e come CIV che cosa possiamo fare?

3. Sostenibilità di lungo periodo.

La digitalizzazione è il perno fondamentale per costruire una sostenibilità di lungo termine che vada oltre il 2050. Sarà necessario garantire servizi di connettività integrati e infrastrutture con ridotto impatto ambientale. L’organizzazione smart delle comunità consente di incrementare il benessere collettivo e promuovere la condivisione dei possibili benefici, opportunità e modelli di cooperazione che nascono dall’innovazione.

Serve un profondo design delle politiche pubbliche in merito.

Queste innovazioni dovrebbero quindi essere orientate in maniera consapevole in modo da poter esercitare un’influenza positiva sull’evoluzione del lavoro umano, sulla coesione sociale e sulle generali condizioni di vita delle persone. È importante creare un modello di governance che sappia gestire il cambiamento in modo efficiente, efficace ed inclusivo mettendo al riparo chi rischia di restare ai margini.

Chi o che cosa ci vieta di organizzarci per tempo?

4. Digitalizzazione

A partire da questa prospettiva, la rivoluzione digitale finisce per configurarsi come un fattore prioritario di sviluppo sostenibile perché legato a una molteplicità di fattori di progresso e di sviluppo quali: l’intelligenza artificiale, la connettività, la digitalizzazione dell’informazione, l’internet of things, l’uso dei big data, il ricorso alla realtà virtuale, il machine learning, la blockchain, la robotica, l’informatica quantistica. In tal senso e rispetto agli effetti pervasivi che esercita sui diversi domini dell’economia e della società, la rivoluzione digitale rappresenta per la IV rivoluzione industriale quello che la macchina a vapore è stata per la rivoluzione industriale.

Cosa ci vieta di essere parte attiva e/o comunque ricettiva se non proattiva in questo percorso? Abbiamo forse qualcosa meno degli altri?

5. Tre tendenze tecnologiche.

Prima della pandemia, salvo che per pochi, le webcall rappresentavano una rarità, specie nel mondo delle visite mediche. Il futuro dell’assistenza sanitaria, tuttavia, va ben oltre le consultazioni a distanza. Con tecnologie come il 5G, l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale e aumentata diventano più mature e la promessa della chirurgia a distanza potrebbe finalmente diventare una realtà. Il 3D bioprinting è già usato per creare cellule umane o tessuti da usare nella medicina rigenerativa, così come per produrre farmaci personalizzati.

Il lavoro diventa, ancora una volta, un’attività, piuttosto che un luogo. Entro i prossimi anni, i cosiddetti knowledge worker saranno supportati da nuovi strumenti guidati dall’intelligenza artificiale, tra cui potenti assistenti digitali. La voce sta diventando la nuova interfaccia e i progressi nel riconoscimento vocale e nelle capacità di traduzione fanno sì che questi aiutanti diventino multilingue. Grazie a spatial computing e proiezione olografica, potremo virtualmente sederci e interagire intorno a un tavolo grazie a ologrammi tridimensionali di noi stessi. Senza nemmeno il bisogno di occhiali VR.

Così è se Vi pare.

Se non Vi pare è così lo stesso.

Organizziamoci prima di essere travolti anche qui.

Non vorrei cumulassimo ulteriori ritardi strutturali oltre quelli atavici.

Come sempre disponibile al dialogo.
Buon fine settimana a Tutt*.
Un sorriso, Nicola

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