Il futuro della produzione: consigli in pillole per non arrivare in ritardo.

Il futuro della produzione: consigli in pillole per non arrivare in ritardo.

Car* Tutt*,

il rapido cambiamento tecnologico sta trasformando la produzione di beni e servizi in gran parte dell’economia globale, tanto nel pubblico quanto nel privato.

Questa trasformazione accelera in modo esponenziale, poiché siamo ancora solo nelle prime fasi della sua curva di sviluppo.

Le tecnologie digitali stanno già rimodellando ogni fase dei cicli produttivi, dall’estrazione delle risorse al riciclo dei beni di scarto.

I mondi fisico, digitale e biologico si intersecano in modi senza precedenti, generando opportunità e pericoli.

Sebbene questa rivoluzione abbia già generato anche molte perplessità, i suoi contorni e le potenziali conseguenze sono ancora da indagare e comprendere per la maggior parte dei decision maker in molte parti del mondo.

Per fornire ai leader una comprensione più concreta di queste trasformazioni servono analisi e ricerche quantitativa e qualitativa sul futuro delle produzioni di beni e servizi.

Cos’è probabile che possano dire queste ricerche?

Mentre numerose tecnologie modellano i sistemi di produzione, cinque tecnologie (i “Fab Five”) predomineranno negli anni a venire: internet of things, intelligenza artificiale, robotica avanzata, tecnologia indossabile e stampa 3D. Il vero potere di questi fattori risiede nella convergenza tra loro.

Comprendere e pianificare tale confluenza è la chiave per sbloccare il valore più alto dei futuri sistemi di produzione.

Un’implicazione di fondo è che il futuro della produzione sta arrivando più rapidamente di quanto molti pensino e richiede una rapida valutazione, supporto e adozione di tecnologie appropriate.

Ciò significa avere innanzitutto una visione strategica di medio-lungo periodo che sia capace di immaginare un ruolo attivo dei territori e un policentrismo delle loro vocazioni senza, per questo, scadere nella parcellizzazione, nella polverizzazione o duplicazione di interventi. Il territorio italiano e, di riflesso, quello isolano vanno concepiti all’interno di un’unica grande rete di trasformazione nella quale ciascun territorio sia in grado, in base anche alla propria vocazione e alla propria storia, di giocare un ruolo da protagonista nel progresso. La Sardegna per storia, know-how e competenze maturate nel passato recente e che hanno fatto della nostra regione un hub di livello assoluto sull’innovazione può e deve essere al centro della partita. Guidato da una politica che sia attenta, lungimirante e pragmatica. Pertanto sì a essere parte integrante di un disegno complessivo che porti il Paese a fare uno scatto in avanti, no invece alla divisione di risorse e idee in tanti micro-progetti privi di attinenza con la storia dei territori. Investiamo bene nelle nostre intelligenze per formarle al meglio e trattenerle laddove sono state plasmate.

Il nostro territorio può e deve fare un grande lavoro: nell’agroalimentare all’energia.

Siamo pronti?

Buon fine settimana a Tutt*.
Un sorriso, Nicola

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